mercoledì 21 dicembre 2011

questo post

Ci sto andando di machete comunque, le cose da fare si abbattono con tagli netti e precisi, che credi? Tac! Stock! Come tronchi, rami. Via! Una dopo l'altra, checchè se ne dica leggendo questo post. Che adesso ti cazzeggio, così, di sgamo. Di sgamo ma non troppo. Si, lo faccio. Ma poi ritorno a lavorare, è chiaro. Siam produttivi eh. Di una funzionalità estrema, specialmente sotto Natale. Perfino sotto l'albero di Natale. E te invece che fai? Sentiamo eh... guarda, ti porto dei numeri, leggo adesso che ho 3068 accessi in 14 mesi di vita. Sono circa sette al giorno. Sette persone (o due persone tre volte al giorno, o una persona per sette volte al giorno) su questo pianeta vengono a cazzeggiare qui sopra ogni giorno, quasi un miliardesimo. L'è roba! Che vuoi che sti internauti un po' di tempo non ce lo perdano a leggere delle minchiate come questa? Che vuoi che non si interessino di questi post stupidi? Di quel che faccio, vivo e descrivo intimamente? E diciamocelo, su. Che soprattutto i post tipo questo ti fanno venire voglia di leggere. E figuriamoci se non stai continuando ad andare avanti. Gli occhi ti vanno da sinistra a desra. Si, ho sbagliato a scrivere destra, ma l'ho fatto a posta. Tutto tempo perso da parte tua, non mia. Bruciato. Che potevi dare da mangiare al criceto che ti sta morendo in gabbia. E invece sei qui a leggere me, che sto producendo un post bellissimo in un momento di cazzeggio che dura da dieci minuti. E sto facendo cazzeggiare anche te. Giuro, adesso la smetto. Vedi, il post è quasi finito. Che finchè mi presti i tuoi occhi mi vien da scrivere. E a volte non ci si può far niente, quando hai l'attenzione del tuo pubblico è difficile smettere di pavoneggiarsi. Ti ho in pugno, sei bloccato, e tu stesso non ti accorgerai quando finirà questo post, tu stesso sarai sorpreso dalla fine geniale di

martedì 6 dicembre 2011

The London Effect (11.11)

This is my first NLE Video Editing Experience!
... and well, this is how I see London, my second city! Nothing better than the modern sound of High Contrast and Netsky could have been this video's soundtrack! I just had the idea of recording few videoclips while I was hangin' around alone in one afternoon. Unfortunately, plenty of wonderful places are definitely missing. What follows is just an accelerated walk through the East and West Center, with a couple of minutes recorded in the Isle of Dogs on the way back home! 
Now, find a seat, wear your headphones and come with me in London... you'll certainly love it!
I strongly suggest you to load it first!
 Enjoy!



"Put your headphones on and let the soundtrack drag you through the streets of Central London. Get on the DLR and dribble with me glass and steel's skyscrapers of Docklands, run under the clock of Big Ben, jump from Nelson's Column into the Trafalgar Square's fountain and then open your wings and fly. Fly together with the brown leaves in the wind till the gates of Buckingham Palace. Groups of ducks and squirrels will be waiting in St James's Park to show you the way to Piccadilly Circus. And down to Soho, Carnaby Street and Chinatown. The designer shops of Seven Dials, the music of Tottenham Court Road and walk around down to Covent Garden, where a reindeer and lighted Christmas balls are the frame of an ethnic dance. Move to Holborn and close the circle. Don't open your eyes."

lunedì 28 novembre 2011

Mentampsicosi: da uomo a Brooklin


Sono poi entrato in questa vasca-doccia, che già macchinavo nella mia testa un modo per lavarmi senza usare uno dei suoi bagnoschiuma, che poi non ci posso andare a giro con l'odore di fragola addosso, e la fortuna vuole, - che poi ci si lamenta sempre e poi la fortuna ci corre sempre appresso - insomma la fortuna vuole che tra mille prodotti da donna sbuchi un flacone di shower gel da uomo verde alla menta. Che in realtà mi puoi venire a contestare il fatto che mi sarei potuto portare il mio di shower gel, ma non posso perdere tempo a dirti che non c'era più posto in valigia e che alla fine ho dovuto fare una selezione oculata delle cose da portarmi dietro. Che gli shower gel poi, sai tu stesso che sono  rinomati per essere il bene materiale più scroccabile di sempre. Che nessuno ti dirà mai, - no non puoi prendere un po' del mio shower gel - e che nessuno ti dirà mai - ridammi quelle tre gocce di shower gel che ti ho prestato l'altro giorno - e che quindi idealizzando un mondo in cui non sia concepita la solitudine si potrebbe anche finire per non comprarselo mai lo shower gel.
Allora, prendo questo flacone di shower gel verde da uomo al gusto menta in questa vasca-doccia e ne spremo un po' sulla mia mano, che poi alla fine se ne mette sempre poco sia mai non ti piaccia, insomma quindi ordunque ne spremo un po' e inizio a passarmelo addosso. Che uno nel frattempo non vorrebbe dare dei giudizi affrettati sulle persone, ma si ritrova a pensare mentre si spalma lo shower gel da uomo in una doccia-vasca di una donna, che cosa ci possa mai fare lì uno showergel da uomo, in una vascadoccia da donna. O a pensare quanto le vaschedoccia sono proprio una cosa da donna, che a me non passerebbe mai per la testa di farmi assemblare in casa una vascadoccia. E poi uno riflette e pensa a quanto sia stronzo pensare certe cose e che certi pensieri così dovrebbero ricadere proprio su chi li pensa. Diventare ogni volta il danneggiato da tale pensiero. Che poi a volte le cose le complichi col pensiero ma poi una volta che ci hai pensato tornano a diventare semplici, che magari quello showergel era li da tempo. Così come la vascadoccia, che forse l'architetto pensò di costruire la palazzina attorno alla vascadoccia. Insomma guarda lì cosa ti vai a pensare, pensavo e nel frattempo l'odore preciso di Brooklin alla menta saliva alle mie narici, che per la prima volta nella mia vita ho avuto la sensazione di essere una gomma da masticare.

venerdì 18 novembre 2011

Sei sforzi e mezzo di saggezza

L’Italia è un paese fondato sulle raccomandazioni e poco sugli sforzi dei singoli. Vorrei sapere perché becco solo gente “onesta” quando si tratta di lavoro. Tanto meglio. Che almeno mi risparmio lo sforzo dei ringraziamenti.

La differenza tra oggi e qualche anno fa, è che ho capito come arrivare ad ottenere risultati eccellenti contenendo gli sforzi. E pare funzionare.

Tutto è capibile. E’ solo una questione di tarare il grado di intenzionalità nello sforzo.

Alla base del successo c'è l'intenzione. (Questo vale 1/2, che non ci avevo messo la parola sforzo prima di cinque parole fa)

A volte vorrei tirarmela e mi sforzo per non farlo. Quanta arroganza di fondo. Eppure potrei scrivere qui, quanto sono il più forte. Ma non lo faccio. Sto continuando a reprimerla questa mia arroganza.

Rezza è uno dei teorici dello sforzo. Che si divide in settoriale e spicifico. Il mio sforzo appartiene alla bbranghia degli sforzi spicifici.

Quando vinco non esulto e non mi sforzo per farlo. Si poteva sempre fare meglio.

giovedì 20 ottobre 2011

Let's just be normal, both of us, ok?

Il cazziatone. Una delle email più belle di sempre pubblicata su richiesta dell'autore. Giorni di ordinaria follia in Sherfield, tra carichi di lavoro impressionanti e scherzi ai limiti del tollerabile!

Honestly, what's wrong with you these days? You're acting like a child Ale!! And it's funny but sometimes it's too much! And ok, you are not supposed to know when I want you to joke, ok, I accept that. But please, just understand why I reacted like this. First, I'm trying to sleep and you're screaming and knocking a thousand times. And then you keep knocking and throwing ice on my window, while I'm talking to my parents. And anyway, I don't want to explain things anymore, we're always ending up like this. If you want to take it personally, it's your problem. And we know that sometimes it's just the fact that you don't understand what I mean. Let's just be normal, both of us, ok?

Joy


martedì 18 ottobre 2011

Rarità


Mancavano un paio d'ore circa, ed arrivato a casa decisi di uscire di nuovo per fare una passeggiata prima dell’appuntamento. Era un bel fine pomeriggio senza vento e si percepiva l’aria limpida e frizzante di un autunno partito da pochi giorni. I passanti camminavano facendo attenzione a scansare le transenne dei lavori in corso, si vedevano molte persone con le guance arrossate, dalle cui bocche uscivano nuvolette di vapore. Decisi di fermarmi al caffè per una breve pausa, le strade erano piene di persone affaccendate, innamorati che parlottavano fitti fitti, manovali che posavano l’elmetto che un’ora di straordinario poteva anche bastare per quel giorno, ed anziane signore ben agghindate che uscivano dalla chiesa poco distante. C’è che questo caffè era forse l’unico che mi dava un po’ di senso di appartenenza. Presi un cappuccino, una brutta abitudine che mi era rimasta dal periodo inglese, che alle sei del pomeriggio poi lì si usava cosi. Aprii la prima pagina del mio nuovo libro, Maschere per un massacro, un’insight di Rumiz sulla guerra nei Balcani (o quello che non abbiamo mai voluto sapere). Il signore di fronte, che aveva preso anche lui da bere mi guardava ingessato e passava rapidamente in esame il mio abbigliamento. Forse la cespa, il filo di barba ed il contrasto tra le righe bianche del maglione e il cappotto nero mi catalogavano come il solito pseudointellettuale sinistroide. Offesa nei confronti di chi intellettuale lo è veramente e del quale ne portavo solo la scorza. Si alzò sistemandosi gli occhiali, lucidati fino a brillare, e mi sorrise prima di andare a pagare. Ricambiai il sorriso, istintivamente. Il solito effetto che faccio alle persone anziane, pensai. Rimasi sprofondato nel divanetto ancora per qualche minuto, giusto il tempo di finire il cappuccino e perdere un po’ di tempo per non essere troppo in anticipo. I riflessi delle luci delle insegne degli altri negozi sul vetro attiravano la mia attenzione. Il sole era calato ed aveva lasciato spazio alla notte. L’aria si era fatta più tersa ed il ripetitore di telefonia del palazzo di fronte si innalzava alto nel cielo a contrastare il blu. Mi dirigevo verso il supermercato. Un negozio piccolo e pulito, accogliente per essere un supermercato. Credo che non ci sia niente di più umile e buono delle torte di semolino. Accattivanti nel loro aspetto e soddisfacenti nella loro consistenza. Una semplicità, forse un po’ rustica, ma di quelle che spalancavano un sorriso. Oltre allo stomaco. Ne presi una e mi diressi puntuale verso casa sua.
"Ciao", un volto allegro dietro una porta marrone, e di colpo ci ritrovavamo a parlare del presente, e del futuro. Poi del passato, che ci conoscevamo da tanto ormai. Con freschezza mi raccontava della sua vita, ed insieme snodavamo la discussione su più fronti, in una atmosfera calda ed accogliente. Mi aveva fatto trovare una cena favolosa, e chiacchierare davanti a quel buon piatto di pesce mi dava una sensazione di estremo benessere. Senza ragione apparente le opinioni convergevano con una naturalezza impressionante. Una inaspettata, forte empatia dettata dalla stravolgente somiglianza delle nostre vicende personali aleggiava attorno a noi. La sfumata consapevolezza dell'equilibrio creatosi veniva mantenuta celata. Quasi a non volerla consumare. Impressioni, analisi e frammenti di vita di una analogia tale che le sentivo combaciare come chiusure a scatto, in serie, come due sequenze amminoacidiche che si legano progressivamente. Come se uno stesso percorso si fosse sdoppiato in mitosi su due corpi differenti e venisse di colpo rivelato dalle nostre parole. Spiegarsi i perché della vita, con la stessa intensità mi faceva realizzare gradatamente quanto negli anni i nostri processi di maturazione si fossero compiuti alla stessa velocità ed avessero raggiunto lo stesso livello. Tre ore intense e piacevoli con una delle persone più intellettualmente stimolanti di sempre.
Scrivere di queste rarità è un piacere, prima di tutto per me.

venerdì 30 settembre 2011

Il gioco della follia

"Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della Follia."

(Erasmo da Rotterdam)

lunedì 26 settembre 2011

Problema.

Ibrahimovic guadagna 9 milioni di euro all'anno. Che equivalgono a 750.000 euro al mese. Considerando che un mese è costituito da 30 giorni, Ibrahimovic percepisce ben 25.000 euro al giorno solo per correre dietro a un pallone. Ogni ora il suo conto in banca lievita di 1024 euro, che è più o meno quanto prende un operaio con un contratto di apprendistato o un V livello in un mese. 17 euro al minuto circa. 
Considerando che per defecare impiegherà circa 15 minuti, quanto costa al Milan l'evacuato di Ibrahimovic?



lunedì 19 settembre 2011

Il rispetto

L'altra mattina alla fermata dell'autobus, una bambina ha fermato il suo monopattino e mi ha salutato dicendomi: "Hi, rubbish".
Ciao, monnezza. In pratica.
L'ho ringraziata.




lunedì 12 settembre 2011

La stronzaggine

Si potrebbero riempire capitoli e capitoli sulla stronzaggine, pensavo stamani. Anzitutto, la stronzaggine è relativa e nessuno ne è immune. O almeno, io sono arrivato a questa conclusione. Perchè, per forza di cose, si finisce sempre per essere stronzi per qualcuno. Anche io, che stronzo non lo voglio essere, ho persone attorno a me che hanno sufficienti evidenze per pensare che io lo sia. E tu, che sei arrivato su questo blog cercando magari la parola chiave "stronzaggine", sarai stato stronzo almeno per un giorno. Sarà stato contro la tua volontà, certo, ma tirando le somme, gli altri ti ci hanno comunque vestito da stronzo.

Perchè la stronzaggine è astratta, i suoi contorni sono tutt'altro che nitidi e soprattutto non si fa possedere da nessuno. E sta qui il suo capolavoro. Lavora in differita generando impulsi solo nella mente di chi alla fine lo subisce, l'atto dello stronzo. Poichè la forma pura dell'essere stronzo trova dunque motivo di sopravvivenza solo nella mente dell'altro, ne segue che lo stronzo sarà indirettamente impossibilitato all'autocontrollo. Quindi, se sei venuto qui per rinfrancare il tuo animo in proposito, beh, sappi che la stronzaggine non si estinguerà mai!
Buonanotte!

mercoledì 7 settembre 2011

In poche ore...

C'è stata una cena a base di Chicken Tikka Masala in un ristorante indiano. Abbiamo rivisto Mark. E riso e scherzato sperando che il tempo non dovesse finire [cit.]. Ci ha raggiunto poi, il luminare della statistica bayesiana. Il Dr. Garth Holloway, il genio. E' stato nostro lettore per un semestre. Due corsi in tutto. Abbiamo parlato per diverse ore stasera. Prima davanti a una birra all'Hob, pagata da lui, e poi degustando specialità indiane. Mi proponeva PhD negli Stati Uniti, senza problemi per le lettere di referenza. Davis, Berkeley, Maryland. Che per l'Ag Econ sono il top. C'è di che arrovellarsi insomma, anche se poi, forse, non mi interessano. Resta la lusinga. E' stato il leitmotiv della serata, tra bocche in fiamme per le spezie del pollo e pinte di Dummels. Una delle ales, microbrewed here, around Reading. C'è poi del giallo cromo chiaro nel mio ritorno a casa. Quello delle luci dei lampioni. Non sono tornato tardissimo a dire il vero, alle 1 ho aperto la porta blu in Foxhill Road. Il colore delle lampade trafiggeva le foglie delle querce di London road. La mia memoria fotografica mi riconduce a quel viale alberato. Denmark street e poi quella strada con un nome in francese che non ricordo. Riportava al vento freddo autunnale che trapassava la mia sciarpa. Allo sbattere del vento sulle foglie verdi. Ai miei passi nel vuoto di una città dormiente. Ad un Ludovico Einaudi, che mi ha accompagnato con le sue Onde. Alle case mattonate in giallo sporco, che ricordano una Trinsic di altri tempi, e che compongono in una geometria perfetta la struttura urbana del primo cerchio di case attorno al centro. Un clima ovattato, una Reading tappata. L'ampiezza di quel viale. I cancelletti neri alla mia destra. I cestini della spazzatura con scritto Your Reading. Una passeggiata di venti minuti solitaria, di una intensità commovente. C'è che questi umili momenti di benessere che la vita ti regala vanno incollati bene. E questo blog è qui a posta.
Buonanotte, che ho del sonno arretrato.

venerdì 5 agosto 2011

Un imbianchino in confronto è un incompetente

C'è la mia vicina di casa che è fantastica.
Stamattina l'ho incontrata fuori dal portone alle sette e mezza.
Indò vai? - A comprare il giornale!
In genere quando va a comprare il giornale, o deve imbiancare, o deve fare ì fritto.
Che per lei tra le due cose poi, in sostanza non cambia niente, ma io ve la farei vedè quando deve fa ì fritto: ripiastrella interamente la cucina con La Nazione, che un imbianchino, in confronto, è un incompetente.
Una donna finissima.

mercoledì 27 luglio 2011

Dance, dance, dance

"Ma cosa devo fare allora?"
"Danzare" rispose "continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi."

Dance,dance,dance. H. Murakami

venerdì 22 luglio 2011

Duende

...c'è che il ballo ha funzione sdoganatrice, rompe le acque e ti scollega le sinapsi, che galleggiano trascinate via dalla corrente. C'è anche che un ritmo esotico, una travolgente taranta o una marcia balcanica, ti salgono interiormente dalla pianta dei piedi. Che vivi la sensazione del floating, che senti una lenta e progressiva generazione di benessere. E realizzi come ballare sia il confondersi in vortici di colori, il girare follemente, il mescolarsi, come in una tavolozza. Ordine e caos allo stesso tempo. Inviti, trasporti un'altra metà. Giallo e rosso fanno arancio. Ed è la sintonia di un corpo unico che ama farsi trapassare dalla musica. Essere attraversati dalla stessa scossa adrenalinica, da un egual brivido. Aumenti l'intensità. Generi e vivi emozioni. Sperimenti un'evasione poetica e reale da questo mondo...

venerdì 8 luglio 2011

venerdì 1 luglio 2011

Un'architettura di parentesi


...c'è quel leggero tremolio che ti attraversa le cartilagini delle ginocchia, e poi quel nodo alla gola. Quel santissimo nodo alla gola che ti blocca per un attimo mentre poggi i piedi su questa moquette rossa per l'ultima volta. Il nodo per una parentesi che si chiude. L'aggrovigliarsi dei pensieri nella tua testa. Il sentirsi una persona diversa, cresciuta, ancor più sicura. Pare tutto più esteso. La prospettiva passa da verticale ad orizzonale. C'è la conoscenza, il pezzo di carta (che arriverà), l'aver portato a termine un percorso con successo, e poi, quei rapporti umani. Uno dei beni più preziosi. Le persone, le amicizie, il sentirsi parte di uno stesso percorso, che scorre attraverso la condivisione di attimi, esperienze e culmina nello scambio di idee, di cultura, di divertimento. Ti accorgi che hai imparato tanto, ma che allo stesso tempo hai anche insegnato tanto. Che hai provato un piacere enorme nel leggere quelle email. Che ti si è bloccato il respiro nel vedere quegli occhi lucidi. Assapori l’intensità dell’istante.
L'impacchettamento è uno slideshow continuo. 
Un oggetto, un biglietto, un invito, e i ricordi risalgono la corrente. C'è un momento della tua vita che si sta chiudendo, l'ennesimo. Ci risiamo, ancora. Aperture e poi chiusure. E le chiusure portano a galla l'essenza dell'esperienza vissuta. Le partenze, se pur temporanee segnano la fine di un ciclo, ed è triste almeno quanto è eccitante. La vita è un'architettura di (parentesi). Per una che si chiude] ce n’è una che si apre[. E l’espressione matematica continua. Non so dove, non so come, non so quando, ma è lì ad aspettarmi, e in un mese, in un anno la parentesi si riaprirà. E ritorna quel profumo. L’eccitazione di una nuova scoperta. Del catapultarsi in nuove dinamiche, dell’incrociare nuove persone ed essere partecipe di nuove storie. Per ripunteggiare le giornate con dei nuovi coriandoli. 
Il tremolio diventa brivido. E la sensazione è che questo mio mondo ha da essere ricolorato ancora una volta, che davanti a me ho una tela nuovamente bianca.)]}
La radio continua a suonare, e la luce della candela resta viva e intensa. La trottola non si ferma.
Andrò avanti, a testate, come sempre, perché la mia testa è dura.
{aperta graffa


mercoledì 22 giugno 2011

Elementi di gastronomia

Va dato atto alla cinese che vive con me, che ha una particolare abilità nel far esplodere qualsiasi genere alimentare nel microonde. Ieri sera ad esempio, ci deve aver fatto scoppiare del baccalà. Stamani ci ho messo la tazza del latte, e per la prima volta in vita mia ho assaggiato il latte aromatizzato al pesce.


martedì 21 giugno 2011

Tubetti

Ieri sera eravamo a cena fuori in questo posto che si chiama Nando's. Ma il punto non è il Nando's.
Il fatto è che in ogni ristorante che vai ci sono contenitori di ketchup e maionese sparsi ovunque. In tutte le forme e in tutte le taglie. E pure da Nando's. E' tutto uno spremere, un agitare, uno spruzzare, un leccarsi le dita. Come ti giri, vedi gente che stubetta nei piatti.
C'è quindi, che una delle commensali a un certo punto ha tirato fuori un tubetto dalla borsa. Io m'immaginavo lei che ad ogni cena ha bisogno del suo di ketchup, che magari qui in Inghilterra sono così fissati per il ketchup che a loro alla fine piace averne addirittura uno personale. E magari ci sono negozi dove ti vendono ketchup per ogni occasione, e ti danno un porta tubetto in velluto per fare bella figura. Vai a sapere quello che c'è in codesto mondo. Che poi uno esce di casa, prende le chiavi, il telefono e poi torna indietro perchè si è scordato il ketchup. Insomma, penso, stai a vedere che questa davvero si porta il ketchup da casa. 
Allora mi avvicino, le rivolgo la parola e con cortesia le chiedo se era il suo ketchup personale. 
Ebbene no. E io ci sono rimasto male.


mercoledì 8 giugno 2011

Coriandoli #2

... di una scogliera inquadrata in lontananza
... di una porta con scritto Lodge e poi anche di un pozzo
... di un passo di tango argentino e di un'insegna arancione
... di un pallone

... del volere
... del volare
... e del votare, anche. (Anche no, purtroppo)

... di fonemi e di polpette
... di giostre e di lipidi
... di un buon bicchiere di Aglianico
... di alcune parole in inglese che poi comunque leggeresti in francese
... di alcune canzoni in italiano che poi comunque canteresti in inglese


Coriandoli.

martedì 24 maggio 2011

Un martedì frizzante

Che poi ho ravanato la bancadati Coeweb tutto il giorno scaricando dati uno a uno. Voglio dire, per oggi ho fatto anche abbastanza. Ma poi anche ieri ho ravanato il Coeweb. Va bene che sta lì a posta per farsi ravanare, ma non posso passare tutti i santi pomeriggi della mia settimana solo a ravanare nel Coeweb. Cioè, ne va della mia e della sua di reputazione.  Oltre che della mia - e della sua - di vita sociale.
Allora ho deciso di rendere questo martedì, frizzante. Mi fermo al negozio dell'università a comprare un kitkat e un boomerang. Quello che vedete in figura 1. Fiero ed orgoglioso del mio acquisto, sono andato a provarlo subito nel parco del campus. Primo lancio, folata di vento, asfalto. Secondo lancio, non torna indietro. Terzo, e quarto lancio, idem. Va lanciato più forte. Quinto lancio, albero. Poi cade a terra. Il boomerang. Si fa una fatica incredibile con questi boomerang che non tornano indietro. Uno, che non ha mai provato il boomerang che non torna indietro non ci crede che co' sti bbumerang si compiono tanti, ma tanti di quegli sforzi.... E poi per me non è possibile imparare a usare un boomerang che non torna indietro se non hai qualcuno che te lo riporti. Domani, finito di ravanare nel Coeweb, andrò a comprarmi un cane. Così poi, posso usare il boomerang.

Figura 1, boomerang.

giovedì 19 maggio 2011

Il fiume scorre piano come gli pare

Composed Upon Westminster Bridge
 (W. Wordsworth)

Earth has not anything to show more fair:
Dull would he be of soul who could pass by
A sight so touching in its majesty:
This City now doth like a garment wear
The beauty of the morning; silent, bare,
Ships, towers, domes, theatres, and temples lie
Open unto the fields, and to the sky;
All bright and glittering in the smokeless air.
Never did sun more beautifully steep
In his first splendour valley, rock, or hill;
Ne’er saw I, never felt, a calm so deep!
The river glideth at his own sweet will:
Dear God! the very houses seem asleep;
And all that mighty heart is lying still!



L'incanto di una Westminster silenziosa.
Buonanotte

lunedì 16 maggio 2011

Si tratta di scegliere

Però ci sono quei trenta minuti che precedono il pranzo che andrebbero riempiti in qualche modo. Gli inglesi accendono la tivì e si sparano uno dei tanti food programmes, che fanno tendenza in questo periodo. Pensavo l'altro giorno che di cose da dire in effetti ce ne sarebbero sempre. Che se ti metti a pensare bene alle tue giornate, tireresti fuori centinaia di cose da scrivere. Tenere traccia delle cose che mi succedono non mi dispiacerebbe, anche se poi però dovrei passare la vita a scrivere. E a quel punto scriverei di me che scrivo. Voglio dire, smetterei di vivere. Si tratta di una scelta tra vivere o scrivere sul blog. E' difficile.
Impulsivamente opterei per la prima. Ma forse la vita di uno che scrive di sè che scrive nel pre-pranzo, magari non è poi tanto male.

giovedì 5 maggio 2011

L'effetto-dentiera

Credo che solo una mente geniale possa partorire una exams-schedule come quella che ci è capitata. Mi chiedo cosa possa aver pensato quella persona, in quel momento di quel giorno davanti a quel foglio Excel. 
Dalla forma non ben definita. Certamente grassa. Probabilmente vecchia. Una tazza di tè accanto al suo laptop e dei biscotti al burro. La immagino sistemarsi la dentiera con una certa frequenza mentre muove tacca dopo tacca la rotella del mouse verso il fondo per cercare le celle dove copiare, incollare, spostare, riarrangiare le date degli esami. Lentamente aggiusta le date per tutti i corsi di laurea, scrupolosamente, meticolosamente, col suo fare pacioso, giocherellando con la sua dentiera. Di lingua. B2 va mosso accanto a C3 e C5 sotto D8. Si, si. Ancora. Un riquadro attorno a F6. Geniale. Vai con un giro di dentiera. Biologia te la piazzo al 6 maggio e Relazioni internazionali va a fine mese. Acquisisce sicurezza. 7, 16, 23 gli esami per Lettere. Ben distanti. Voilà. La circense. Giostra i corsi di laurea come clavette. Si lecca le labbra. Un tripudio. Altro giro.
E manchiamo noi. Gli economisti agrari. 
Improvvisamente un rumore metallico. Un ferro della dentiera si spacca. Tac. La parte superiore della dentiera scivola fuori dalla bocca e cade sulla sua moquette blu. La immagino che si alza. Che mi inciampa nei fili del laptop e cade. Col laptop dietro. Poi a ruota biscotti al burro e tè. Catastrofe. E' certamente andata così.
Perde il controllo. Ha solo una monofila di denti adesso. Confusa, agitata e innervosita si rimette al lavoro. Ma non c'è tempo (sì, improvvisamente non c'è più tempo), deve correre dal dentista a farsi aggiustare la monofila superiore. Inserisce i nostri esami automaticamente in testa al foglio Excel. Tutti. In blocco. Un maxi copia incolla nelle celle della prima settimana e via. Salva con nome e chiudi sessione.

Ecco spiegato il perchè dei miei quattro esami concentrati tutti in una settimana.  Non c'è altra spiegazione se non l'effetto dentiera.
4 programmi diversi per intero da studiare in tre settimane. E qui si sa. Chiedono il dettaglio. Ed è leggermente un casino.

E da qui riparte la storia dei 30 supereroi. Chi 2, chi 3, chi 4, chi 5 esami. Chi pure chicchirichì. Perchè il pollo non manca mai nei salubri menu inglesi, neanche nel rush finale di maggio. Quello degli esami ufficiali.


Gli esami qui sono presi molto seriamente.
Cellulari, borse, zaini, lontani e spenti. Posti numerati. Nome e cognome non esistono. Sei un codice. Devi controllare su una bacheca posta al di fuori dell'aula dell'esame, il tuo codice e il tuo posto. Si cronometra al secondo. Ti leggono la procedura punto per punto prima di iniziare l'esame. Un answer book a testa, con copertina da compilare coi tuoi dati. Ancora. Inghilterra = Compilazione.
Domande a risposte aperta. Un quaderno di 20 pagine per rispondere. Questa è la carta e questa è la penna. Adesso mettiti a scrivere e nel frattempo io mi appollaio sulla tua testa per controllare che non copi. Ciao, dimenticavo, sono una delle tre guardie. Un cartello all'entrata ti ricorda che se ti beccano con un foglietto non solo ti annullano l'esame ma rischi addirittura l'espulsione dall'Università. Insomma, secondo i soliti canoni inglesi: alla tua azione sconsiderata X, seguirà con una certezza del 100% qualcosa di irreparabile, Y. Se lasci il pc attaccato alla corrente, l'intera Hall andrà certamente in fiamme nel giro di venti secondi. 
Incendi e compilazione. Non credo si ripetano altro in testa.
Se c'è una cosa che l'Università di Reading ti insegna, quella è l'organizzazione. Rispettare le scadenze e lavorare a lungo sotto stress. E' il bombardamento continuo del sistema-imbuto.
Entri nel tunnel, e indietreggi con la faccia rivolta verso il mitra. Iniziano a impallinarti da settembre. 
Se muori perdi. 
E' questione di costanza e resistenza. E devi ottenere anche buoni risultati.
Nelle regole del gioco è ammesso girarsi verso l'altro lato per vedere la fine del tunnel. Ma non più di un attimo. Non c'è tempo per rifiatare. Continui a indietreggiare e attacchi ad assorbire le raffiche del mitra. Che incrementano a tasso crescente. Nel frattempo l'imbuto si restringe e con esso anche i tempi, inizi ad accumulare pallottole. Devi tenere duro, per non cadere pezzo-pezzo. Sembrano non volerti aiutare a posta. Aggiungono, aggiungono, aggiungono... testano la tua resistenza.
Tre esami in tre giorni. Ma anche un assignment da consegnare per il secondo giorno. Ed anche un essay per la fine della settimana. E poi quel famoso corso obbligatorio da seguire tra il secondo e il terzo giorno di esami. 2 ore. Inizia a serpeggiare l'ipotesi del complotto.
La soluzione è procedere a manetta. A dritto. Paraocchi e concentrazione. Anche in questo ultimo periodo. Ti stai scolpendo nel marmo. L'MSc non è un tassello che si aggiunge al tuo curriculum. E' un macigno.
Alcuni compagni li lasci per strada. C'è chi rallenta l'indietreggiamento e si fa impallinare più del dovuto. Tutti portano a casa tutti gli esami ma non tutti superano tutto.


Oggi finalmente siamo usciti definitivamente dall'imbuto. Ed è stato il delirio.
Ho guardato gli altri e ho capito che questo è uno dei giorni più significativi della mia vita.
Buonanotte.


Agriculture Building - Whiteknights Campus, Reading (UK)

giovedì 14 aprile 2011

Senza-azioni

...e quando meno te lo aspetti, ti attraversa una folata di vento.
Ed è come prendere improvvisamente la linea con una ricetrasmittente dopo ore di solo rumore di fondo.

Non ne avrai mai una prova tangibile, ma in quei venti secondi hai avuto la netta sensazione di pensare alla stessa cosa di una seconda persona, ed hai pure la netta sensazione che anche la seconda persona abbia pensato alla stessa identica cosa in quel momento. Per un attimo avverti una ferma sovrapposizione di pensieri, che arrivi a tangere con lo spirito ma che la tua materia grigia non riesce a spiegare.
E' lo stabilire una connessione che non sei tu a stabilire. Un modem che si è appena collegato senza il tuo consenso.
E' curioso quel che è accaduto oggi.
Buonanotte

mercoledì 6 aprile 2011

Multicùltural

venerdì 25 marzo 2011

Onda libera

Perle di sudore.
Pressione.
Rispettare le deadlines.
Geniali intuizioni.
Addormentarsi.

Far sorridere.
Creare tormentoni.
Talent scouting di caricature.

Incollare persone diverse insieme.
I racconti di un ghanese.

Il piacere dei giorni passati a studiare in gruppo.
Ridere.
Integrazione. Etnie diverse. Obiettivi comuni. Picco di amicizia.

Fine del term.
Ennio Morricone.
Senso di libertà.

Buttare una borsa su un prato verde.
Toccare l'erba con la testa. E il cielo con gli occhi.
Colori.

Serate improvvisate. Che diventano pulp.

Fratture nasali.
Greci. Popolo fantastico.
Turchi. Rivelazione.
Lezioni di turco.

Il miglior professore cho ho avuto in vita mia è neozelandese e si chiama Garth.
La persona più intelligente che abbia mai incrociato in vita mia è ghanese e si chiama Christian.

Mitopoiesi di un fiore bianco: parte prima. 
Foto di ombre. Foto di gruppo.
Mitopoiesi di un fiore bianco: parte seconda.
Mitopoiesi del tasto "mi piace" di facebook.

Improvvisarsi "miglior cuoco" del Berkshire.
Apprezzare i White Lies in un pomeriggio di sole davanti a un caffè.
Verde.

Beautiful England.

***
La mia vita si fa nel narrarla e la mia memoria si fissa con la scrittura.
Ciò che non riverso in parole sulla carta lo cancella il tempo..

[Isabel Allende]


domenica 6 marzo 2011

G4 - International Summit

Four countries representing four different continents 
in the first G4 Econometrics forum in Reading (UK)!!!!!

 

from the left side:

Seiko - Japan (Asia)
Alessandro - Italy (Europe)
Natasha - Guyana (South America)
Christian - Ghana (Africa)

Pasta al sugo and Japanese food for dinner!

giovedì 24 febbraio 2011

Pollo all'arancia, le nuove avventure.

Si sa. Quando si vive da soli bisogna adattarsi. Ma adattarsi è "dominio" di inventarsi.
Si finisce così per creare, proiettare le invenzioni laddove c'è una lacuna. La cucina è uno dei tanti esempi.
Io sono ormai diventato un esperto del "pollo all'arancia", dei suoi segreti e delle sue travolgenti avventure.
Ricetta facile, rapida e se saputa fare vi farà fare anche bella figura con i vostri coinquilini di turno. :)
  • Petti di pollo, 500 g
  • 4-5 arance, pure sei
  • Latte, 50 mL
  • Burro
  • Sale e pepe
basta. Siamo persone semplici noi.

Tagliate a pezzetti piccoli i petti di pollo e metteteli a marinare nel succo d'arancia (aggiunto di pepe) precedentemente spremuto, per una mezz'ora abbondante.
Il pollo deve godere, estasiarsi in più arancia possibile.
Sciogliete del burro "quanto basta", (e qui lasciate godere me anzichè il pollo utilizzando (finalmente) il termine "quanto basta", nella padella e aggiungete i pezzi di pollo). Il succo dell'amore non buttatelo.
E' provato scientificamente che un "pollo ben imbevuto" rilasci a sua volta succo d'arancia (Chef Tony, 2001). Eccome se lo rilascia!
Assicuratevi dunque che, nella padella, il pollo cuocia allegramente nel succo da esso stesso rilasciato.
Ne sarà felice, ma non violentatelo con fiamme troppo alte.
Il pollo ha bisogno di tempo, e soprattutto preliminari.
Non appena il succo di arancia si è ritirato quasi completamente, docciate il pollo con l'altro succo d'arancia, quello che vi era avanzato dal precedente bagno. Vi spalancherà un sorriso.
Lasciate cuocere per un po' ed aggiungete il latte. Poco e ben distribuito. 50 mL dovrebbero essere sufficienti. Mi raccomando, pollo a pezzi piccoli.
Poi pepe e soprattutto sale. Salate, salate. Pollo amare sale.
Lasciate cuocere a fuoco lento per una ventina di minuti. Ma tutto dipenderà dal sistema pollo-liquido.
Servite caldo.

Da buon enologo, ci abbinerei un Tocai friulano. Ma non spendeteci troppo euri per il vino.
E' pur sempre del loffio e banale petto di pollo.

Future Perspectives

- aggiungere la farina per aumentare la consistenza del sughetto



References

Tony Chef et al. (2001), The mechanisms of orange juice absorbtion in a chicken environment, The American Journal of Chicken, 6, 223-310

lunedì 21 febbraio 2011

Meridiano zero, isola dei cani, All star. E finire a Torre Annunziata.

Il Tamigi, come un filo, taglia Londra in due. Crea un'ansa, poi un'altra ancora ed inizia a ingrossarsi. A sud della seconda ansa, una strana forma circolare si incastra a mò di enzima-substrato. Ti colpisce subito dalla cartina. 
Infilataci con sapienza dal maestro Rogers (che ci progetta il centro a Scandicci) e teatro di grandi concerti ed eventi sportivi, l' "O2 arena" è l'inizio del mio sabato mattina. 
Complice il venerdì notte che ha mietuto ancora una volta vittime... si riparte con le solite 5 ore scarse di sonno, ma stavolta armati di guida Lonely Planet English version (2.70 £ su amazon - tiamoamazon) alla scoperta di Londra. A Reading ci sono affezionato, ma è Londra che mi sta facendo innamorare, che necessita delle mie coccole in questo sabato mattina. Paolo (il fratello maggiore acquisito) stavolta mi raggiungerà in giornata.
Cielo grigio, ergo, linea della metro grigia. Non fa una piega. Un esempio di logica. Grandioso.
Carico la Oyster e mi accomodo sulla Jubilee Line. Oggi ho deciso, mi vado a sedere sul meridiano zero. Appoggio comodamente la schiena al seggiolino, sfoglio la mia guida ed alzo gli occhi ad ogni stop per guardare incuriosito forme e motivi che dipingono le fermate metro. Tutti clamorosamente diversi. Adorerò presto i pixel della fermata Tottenham Court Road... Parlano. Londra è così. Interagisce con te. 
Il Meridiano 0° 00,00'
Il primo negozio del mondo! :) 
Stop a North Greenwich (da pronunciarsi "grenić" e non "grinuić") dunque. Piove e c'è foschia, l'O2 (The Millennium Dome), che ha ospitato Michael Jackson, Bon Jovi, Led Zeppelin si staglia dietro di me. 50 metri di altezza, 1 chilometro di circonferenza. Un autentico capannone da circo. Maestoso, Imponente. Sembra galleggiare. Sembra essere un'isola. Alla fermata C passano i bus che ti portano verso il Greenwich Park ed approfitto subito del 188, piove e non posso camminare molto, poi è un ottima occasione per guardarsi l'area comodamente seduti. Siamo nel South east London e il London Borough of Greenwich (Patrimonio dell'umanità) è totalmente atipico rispetto a ciò che ho visto finora. Prettamente residenziale, ha le caratteristiche di un villaggio e girando per le strade si può respirare il forte legame di questa città con il mare. Edifici bianchi, parchi alberati e svariati negozietti che vendono orologi, sestanti ed oggettistica marina (carino il Nauticalia, " The first shop in the world, 0° 00.04'W "). Modelli di navi ovunque. Al centro dell'area il Greenwich park. La foschia purtroppo non rende il giusto merito al panorama, che in una bella giornata di sole avrebbe certamente reso di più. Mi dirigo sull'ermo colle al centro del parco, che ospita il Royal Observatory e la linea del meridiano zero.
GMT 01.32 pm, in Italia un'ora in più. Approfitto per sistemare finalmente l'ora sul mio orologio da polso. Mi metto a cavallo del meridiano 0. Caspita sono tra i due emisferi!! Un po' come essere tra Springfield e Shelbyville insomma. Da qui si vede tutta l'area. Il panorama è fantastico nonostante la nebbia e le brutte facce di una famiglia di pisani, che purtroppo ho trovato sul mio cammino. Scivolo verso la Queen's House, il National Maritime Museum ed il Royal Naval College. Che visito rapidamente. In foto alcuni dettagli del National Maritime Museum, e la Tulip Staircase della Queen's house.


Non riesco a vedere il Cutty Sark, il clipper in esposizione da non so quanti anni. E' stato incendiato da qualche burlone nel 2007, e sia tutt'ora in fase di restauro. Mi dirigo verso il molo per respirare un po' di aria di Tamigi. Riesco a vedere l'O2 da qui, nonostante la nebbia. Una signora con un cane minuscolo mi passa a fianco e due turisti mi chiedono se ho idea di dove sia il tunnel sotterraneo che ti permette di attraversare il tamigi ed andare dall'altra parte. "E' chiuso cicci!". Ero dell'idea di farmelo a piedi e raggiungere Millwall, ma per tutto il 2011 non sarà accessibile. Ottima scusa per prendere la DLR, tornare indietro e raggiungere Paolo che mi aspetta a... Camden Town! Dalla semiruralità e tranquillità di Greenwich al marasma del Camden Market.
Veduta (nebbiosa) della Queen's house e dell'Old Royal Naval college
Entrata della Queen's House

La Tulip Staircase della Queen's house

Il National Maritime Museum
O2 arena e Isle of Dogs (da google.com)
London overground. Mi siedo sulla DLR, la linea metro che taglia il Tamigi e accarezza i grattacieli del Canary Wharf, il centro direzionale di Londra che ospita le sedi delle grandi banche e della London Press (HSBC, Barclays, The Telegraph, The Independent,...). E' come una giostra. Guardo dall'alto i docks, vasconi d'acqua squadrati dalle costruzioni attorno, che perimetrano questo lembo di terra dandogli la pseudo forma di un'isola. Sto volando sull'Isle of Dogs (l'isola dei cani... mang' lì can!). Sospeso in aria, la mia immagine riflessa nel vetro della metro, il blu dei vetri attorno a me, sembra di essere in una scena di un film (aggiungo una foto aerea presa da google). Scendo nel mezzo del Canary Wharf, tra i grattacieli, per cambiare linea ed andare dall'altra parte di Londra. "O' come son basso"!!! 180 centimetri contro decine e decine di metri d'altezza! Geniale la tube station!!! Sembra una cattedrale sotterranea. Ed è proprio in mezzo all'agglomerato!
Stazione della Metro di Canary Wharf

Linea grigia, poi linea nera quindi, mani in tasca e giù in mezzo alle follie punk e alle bancarelle vintage di Camden Town. Il mercato si divide in tre aree, il Camden Market, il Camden Lock Market e il Camden Stables Market. Puoi trovare di tutto. Compreso Paolo. Non passeremo la serata qui, perchè a Ealing Broadway, West London, ci aspetterà un terzo moschettiere per " l'abbuffata di pizza napoletana". Pizzaiolo di Torre Annunziata. :) Compro un sacchetto con 4 donuts bisunte d'olio. Cibi grassi e insani per non far abbassare troppo il livello del colesterolo cattivo. Paolo mi vede e mi piange. Ma ho fame. Giriamo per un paio d'ore, in mezzo a All Star giganti, aereoplani appesi testa in giù, negozi a tinte forti, piercing e tattoos. Due Cyborgs (finti) ci accolgono all'entrata del Cyborg Dog. Bitch style? elettropunk? technofuturistico? Non saprei come definirlo! Il negozio più di fuori che abbia mai visto in vita mia!! Musica assordante e led ovunque. Abiti fluorescenti, pelliccioni improponibili ed un'area VM 18. E non è una discoteca. Oltre l'estremo. Un'attrattiva. Ridiamo.
Rimaniamo colpiti dall'altissimo numero di asiatici che hanno acquisito negozi e bancarelle, la nuvola cinese ha assorbito qualsiasi cosa! Ogni tre secondi provano a placcarti per un assaggino. Ma l'odore di spezie ed incensi rende stucchevole qualsiasi cosa. Ad eccezione delle ciambelle. 

Giriamo ancora un po' e decidiamo di raggiungere Ealing Broadway. Per la pizza napoletana. Ottima e a prezzi accettabili. Una pizza (davvero come si deve!!), birra e acqua a 10 £. Un posto Fantastico, come piacciono a me: piccolo, atmosfera familiare, pochi fronzoli e ottima cucina. Il pizzaiolo di Torre Annunziata è stato travolgente!!
Sabato sera piacevolissimo. A soli venti minuti dalla tranquilla Reading. 
Ed è tutto molto bello! :)
La mattina dopo partiremo per Windsor.  
The post is coming soon.... (hopefully!!!)

****
(Un pensiero alle vittime dei bombardamenti in Libia)

martedì 8 febbraio 2011

Coriandoli

...dell'essere, dell'apparire, del sublimare.
...delle sfaccettature, ma anche dei punti.
...di sporgersi, per più di un attimo.

...di una gentile presenza turca.
...di condividere un buon bicchiere di rosato.
...di scrivere un essay.
...di un piacevole martedì sera.
...del dinamismo.

...di una guida Lonelyplanet fresca di pacco.
...dell'intensità.

Coriandoli.



martedì 1 febbraio 2011

London calling #1

Non c'è niente di meglio che spezzare i frenetici ritmi universitari con una domenica a Londra. Ho sempre avuto la percezione che per staccare la spina bisogna proprio abbandonare fisicamente il luogo del delitto,  congelarsi e congedarsi per un po'. Lasciare Reading per un giorno quindi. Per un refresh alle sinapsi. Niente cartina con me (è a Firenze dimenticata sulla scrivania), prendo la borsetta marrone da punkabbestia (reduce dell'ultima estate), quel che resta del cioccolato bianco organic, una bottiglietta d'acqua e mi avvio alla stazione. I fumi dell'alcol del sabato notte sembrano percorrere il mio cervello side-by-side e la musica del 3-sixty continua ancora a scalciare nella mia testa. Gli ultimi reduci della folle nottata hanno gettato la spugna e hanno preferito il letto e le calde coperte alla mozione Londra. Cinque ore scarse di sonno, sveglia alle nove e alla stazione alle 10.15, credono che sia un folle.. Energia, buona volontà, e ritmi blandi (in fondo è domenica), come nel mio stile. Per guadagnare minuti faccio appello al mio proverbiale culo. Ho la fortuna di beccare l'autobus (passano ogni mezz'ora) e il treno senza aspettare un minuto. Praticamente subito (tutto questo senza sapere un orario). Tutto al volo e alle 11 sono giò sulla Bakerloo line. Fermata Embankment. Metà linee sono chiuse per manutenzione, bisogna arrangiarci. La giornata è pianificata in order to fulfill my artistic needs and wants, e la Tate gallery è quello che fa al caso mio.
Il cielo si sta schiarendo e un tiepido sole esce ad illuminare il London eye. A piedi fino al Bankside lungo il Tamigi. Non c'è traffico e le strade sono piene di gente, come al solito. Durante il tragitto incoccio in una curiosa coppia di signori. Marito e moglie. Scesi da York per vedere il musical di A. L. Webber, "Love never dies", all'Adelphi. Sono italiano e cucino la pasta, si interessano subito a me. Mi tempestano di domande fino ad intavolare una piacevole e interessante chiacchierata dal tema "ma quant'è bell 'o Yorkshire". La moglie si esalta nell'esaltazione della sua contea, descrivendone i pregi e le qualità, atteggiandosi fiera ed aggiustandosi di tanto in tanto la pelliccia leopardata. Il marito resta indietro nel discorso e capisce mezze cose (grazie all'amplifon). Una di quelle mogli intraprendenti che fa per due insomma. In tutto questo ancora non ho capito quali siano i criteri che portano le over 60 ad innamorarsi di me. La signora mi riempie di complimenti fin da subito senza nemmeno conoscermi, e nel giro di cinque minuti guadagno un soggiorno nel fantastico Yorkshire. Un couch-surfing fatto a mano, diciamo.

Lascio la coppia, felice ormai di avere un nipote italiano, e giungo alla Tate masticando uno stucchevole sandwich al pollo in salsa d'avocado (i troiai di quei geni del Prèt a Manger). Ex centrale elettrica del Bankside. 7 piani. Dribblo Orozco e la pittura social realista. E mi dirigo verso Surrealismo e tecniche associate al livello 3: Poetry and dream/Material gestures è il tema della sala. Postpongo Cubismo, futurismo e vorticismo, che sono al livello cinque: States of flux/Energy and process. Ogni opera richiederebbe 5 minuti di riflessione. Comprese le "Forme uniche della continuità nello spazio" di Boccioni, che ormai mi perseguitano ovunque. Anche l'odio per la pittura di Matisse riprende corpo e torna a galla. Ogni volta dimentico quanto mi urtino i suoi quadri. Mi rifaccio gli occhi con Monet. E procedo dritto verso la stanza dedicata ad un video VM 18. Self representation dell'artista con la compagna. Brividi. Preferisco auto esaltarmi con le mucche di Andy Warhol  in una stanza giallissima. Ma orgasmo ed occhi ridenti arrivano nella stanza dedicata alla street art "Red star over Russia". Come entri, il tuo raggio visivo è completamente occupato dai poster di propaganda bolscevica che coloravano Mosca durante la rivoluzione d'ottobre! Pare la stanza dell'ANPI, ma senza ì Bassi. "Ten days that Shook the world", scrisse Reed. Gran figata.
Con la scoperta dell'esistenza della corrente dell'Arte povera (validissima, tra l'altro)  termino le mie 3 ore bulimia artistica. 



La mia giornata potrebbe finire qui, ma è ancora presto e non ho nessuna intenzione di fermarmi! Soprattutto adesso che le nuvole stanno scomparendo. Londra è energia e regala energia, la gireresti all'infinito.Vuoi conoscerla sempre di più, te ne innamori camminandoci. Ne sei attratto ogni volta di più, è magnetica. Fosse una donna sarebbe la mia donna ideale.
Avanti con l'esplorazione ed eccomi sospeso sul Tamigi con i piedi ben saldi sul Millennium Bridge. Dal Bankside alla City su questo capolavoro in acciaio. Vedo la cupola barocca di Saint Paul's Cathedral in lontananza ed alle mie spalle il Tate. Cammino sul ponte mentre il vento mi smuove la cespa (che si sta riformando).
Tra skater-boys, obrobri grammaticali degli inglesi che mi cadono proprio sulle focaccIe, e buffe anziane signore con dei cappelli-alveare che in tutta onestà "'e un si possan vedè" (vedi foto) raggiungo finalmente la cattedrale di San Pollo. Grasse risate.
(Ci entreremo nelle prossime visite londinesi)


Son le 16.00.Mi dirigo verso Buckingham Palace. Di strada la Royal courts of Justice e Trafalgar square, che a vederla senza neve mi fa quasi effetto. Il cielo ormai è quasi totalmente limpido, sono in mezzo alla piazza e i raggi del sole creano uno strano effetto sull'acqua delle fontane quando questa si sovrappone alle colonne della National Gallery. Il leone mi guarda mentre osservo la colonna di Nelson. 
A sud l'Admiralty arch. Per imboccare The Mall, il viale delle parate che porta a Buckingham palace e che costeggia St. James Park. 
Battesimo dei parchi londinesi. Scoiattoli che scroccano cibo e che non si lasciano bullizzare dal sottoscritto (tutti uguali sti scoiattoli), anatre, cigni e seagulls colonizzano il verde del parco. Il primo pensiero? "Bada spettacolo!". Io credo sia uno dei parchi più belli che abbia mai visto nel mio primo quarto di secolo. Dopo l'Acciaiolo, intendo. Vivessi a Londra ci andrei tutti i giorni a correre. Siamo nella city di Westminster e St James's Park è uno dei parchi reali. Il lago in foto è situato nel mezzo del parco, ha due isole, la Duck Island (riserva di anatre) e la West Island. Una meraviglia. 
In fondo al parco, Buckingham Palace, la residenza reale. Finalmente (tra l'altro è incredibile come sia riuscito a girare Londra senza cartina e senza perdermi). Il cambio della guardia era alle 11.30. Me lo sono perso. Amen. 
Le due guardie di sorveglianza si muovono come soldatini mandati a corda! Resto basito. Gironzolo un po' in zona e socializzo con un gruppo di ragazzi spagnoli, con i quali mi reincammino verso il Big Ben.



'O come ll'è bello il Big Ben con la luce dì sole!! Penso a quanto meraviglioso sia il posto in cui sto vivendo. Forse ancora non realizzo. Ma è sempre così. Si realizza sempre in post. Quando si rielaborano le immagini nella nostra mente.
Ancora qualche centinaio di metri e ritorno all'Embankment per prendere la marrone. Saluto gli amici ispanici e scatto un po' di foto, prima di avviarmi verso Paddington.
Il cielo è viola al tramonto. E Londra è davvero un sogno. Per fortuna a portata di mano. :)







Buonanotte.