venerdì 14 settembre 2012

Salernitana

Saranno le Markov Chains, ma stanotte ho sognato che giocavo in attacco per la Salernitana. Tipo che eravamo allo stadio Arechi, che l'ossatura della squadra era praticamente quella del Sant'Angelo e che vincevamo 2 a 1 con un mio goal dalla distanza. Cecchi Paone (?!?!) sugli spalti che esultava e Lucio che faceva l'allenatore e mi sostituiva a metà secondo tempo. Poi Sunglin ha iniziato a russare violentemente e mi sono svegliato. Meglio, prima di sapere come sarebbe andata a finire con Cecchi Paone.

domenica 9 settembre 2012

Bertinoro, State of Taiwan


Arrivo alle sei scarse, in un viaggio solitario come non mi capitava da tempo. Mai come nei viaggi da solo si ha la possibilità di concentrarsi sui colori dell'ambiente circostante, sull'accento delle persone che si incontrano, sui dettagli dei paesaggi. Così viaggio verso il Muraglione per la seconda volta nel giro di quindici giorni, Dicomano, San Godenzo, poi scollino volando a Castrocaro, Forlì e Bertinoro tra le moto che mi sfrecciano ai lati e i panorami mozzafiato del parco del Falterona. Sono a Bertinoro per una summer school, una settimana di corsi intensivi sull'inferenza bayesiana. E' la seconda summer school nel giro di poco e sarà difficile emulare il clima festaiolo, gli sketch e le risate con gli altri phD candidate di quella passata. Questa è roba per nerd, e saremo un terzo delle persone. Aspettative inferiori ma motivazione altissima. A quanto dicono il futuro è in questa roba. Si vedrà!

Entro nella foresteria (un convento adibito ad albergo) per il check in e mi viene assegnata una doppia. Bella stanza e fantastico soprattutto il cesso-bidet. Un capolavoro di design. Una tazza con un bidet incorporato che non ho avuto l'ebbrezza di testare e forse mai testerò. Comunque, se la scorsa volta di sessanta studenti forse 6-7 erano stranieri, a sto giro non ho avuto l'occasione di chiacchierare con neanche un italiano. Un'incredibile invasione di cinesi e taiwanesi. Pure in stanza. Il mio coinquilino infatti è cinese. Si chiama Susy, ma io non gli ho creduto e gli ho chiesto di ripetermi il nome: Sushi. Per il momento lo chiamerò Sushi, ma mi pare improbabile e forse domani gli chiederò nuovamente il nome. Sono andato a cena da solo al Mutuo Soccorso e mi sono fatto un piatto di tortellini al tartufo. Avendo una fame indecente ho totalmente rovesciato il contenuto dell'intera formaggiera nel piatto e ho fatto una specie di zuppa di tartufo e parmigiano. Buonissimo. Poi ho passato tutta la sera con un gruppo di ventunenni taiwanesi che mi hanno integrato con loro. Ho imparato che "uno" si dice "ìììììì", che due si dice "oa" che tre si dice "sun", tipo il sole, e che il quattro e il cinque non me li ricordo. La taiwanese Candy era la logorroica del gruppo ed è stata lei a inserirmici mentre mi affacciavo sul Belvedere di Bertinoro. Per un'ora abbondante sono stato il loro spasso, ridevano per qualsiasi cosa ed ero il figo di turno. Dora invece si era flippata sulle mie scarpe. Era lì che vedeva se c'erano differenze tra le mie e le sue. Ho scoperto anche che ci sono tante incredibili somiglianze tra il Taiwan e Sant'Angelo a Fasanella, la prima cosa che mi chiedevano i taiwanesi era infatti "quando sei arrivato?" ancora prima di chiedermi il nome.
Io invece i nomi li ho chiesti a tutti quanti. Tutti poi, direi molto educatamente si presentavano con il loro nome cinese ed inglese. Mi ricordo di Peter, Chris e Kevin, Candy, Lucy, Dora e... basta. Nel giro di 15 minuti mi sono sposato e divorziato con Candy la logorroica, la quale ha provato anche a chiedermi quanto volessi (in cash) per andare a vivere a Taiwan con lei. Non ho capito bene il nome cinese di Dora, che mi ha farfugliato qualcosa del tipo "rocòss" che è stato storpiato subito in LowCost tra le risate generali e la faccia inviperita della povera Dora che a quanto pare non ha preso bene lo sketch. Comunque nel giro di 3 ore sono diventato l'idolo di un gruppo di taiwanesi, e la cosa non è propriamente da sottovalutare.

lunedì 3 settembre 2012

Shirotabi

E' strano poi come mia sorella mentre camminava per i corridoi dei templi shintoisti di Kyoto e si purificava alle fonti di acqua benedetta pensasse in realtà... ai miei piedi. Che mi si è presentata a Firenze con un paio di calzini per infradito, di quelli col pollice separato dal resto delle dita. Che son di quelle cose così geniali, ma così geniali che ti chiedi a cosa stesse pensando il lor creatore nell'atto del partorir codesto divino capolavoro di sartoria. Forse ai templi shintoisti di Kyoto.